Una passeggiata nel parco dell’Acquerino
Che facciamo per la festa del due giugno?
Andare al mare è da matti, ci andrà tutto il mondo: si va in montagna?
Ok, ma dove? Quella vicina la conosciamo palmo a palmo, che ne dici di provare qualcosa di diverso? Proviamo l’appennino pistoiese, vediamo cosa c’è. Cos’è questa macchia verde? La riserva parco dell’Acquerino (PT)?
Mai sentita. Cerchiamola su internet: boschi, prati, faggete, boschi di Douglasia?
L’hai mai visto un bosco di Douglasia? Andiamo a vedere com’è!
Partiamo con tutta calma e dall’autostrada abbiamo modo di apprezzare la nostra decisione di non andare verso il mare, la coda per la Versilia ci accompagna fino a Pistoia.
Usciamo dall’autostrada e ci inoltriamo tra le colline, che presto si trasformano in montagne dolci, disseminate da piccoli paesi soleggiati. Ecco il parco dell’Acquerino.
La riserva è a circa 20 minuti dall’autostrada, la raggiungiamo in pochi minuti e ci ritroviamo a parcheggiare vicino ad un bel prato, in una piccola valle. Accanto al prato un ruscello.
Il prato è pieno di famiglie attrezzate per il pic nic. Noi siamo qui per camminare quindi ci dirigiamo a passo di marcia verso la prima mappa, per decidere come muoverci.
Inizieremo con il sentiero numero uno, che ci porterà al rifugio del corpo forestale. Da lì valuteremo se proseguire verso la parte più interna del parco: partiamo!
Il prato che ci ha accolto confina con il bosco di Douglasia, quella che siamo venuti a vedere.
E’ una conifera del nord America e la foresta è impressionante, buia, gli alberi dritti e altissimi.
E’ “straniera” e si vede benissimo. Dai vari cartelli informativi scopriamo che l’intervento di rimboschimento è stato fatto subito dopo la seconda guerra mondiale perché la zona era ad alto rischio idrogeologico.
Servivano foreste che impedissero alla terra di franare.
Obiettivo raggiunto: la rete di radici è fitta, gli alberi sono ancorati al suolo con tenacia, alcuni hanno radici grandi come zampe d’elefante.
Questa foresta è anche un “bosco da seme” : qui si raccolgono e si selezionano i semi per creare nuove aree boschive, non immaginavo nemmeno lontanamente che ci fosse tutto questo lavoro nel mantenimento di un parco.
I sentieri sono facili e tenuti benissimo, il numero uno è percorribile anche con i passeggini.
Passato il prato praticamente non incontriamo nessuno e attraversiamo foreste fresche e piene di canti di uccelli. La Douglasia lascia presto spazio alla faggeta, una foresta decisamente più luminosa e familiare.
Quando arriviamo al rifugio siamo freschi e riposati, beviamo un po’ dalla fonte e ripartiamo lungo un altro sentiero, dove sono segnalati punti di avvistamento dei cervi e dei daini che popolano la zona.
Siamo consapevoli del fatto che un avvistamento a quell’ora del giorno è piuttosto improbabile, ma ci proviamo ugualmente, e ogni volta che ci avviciniamo ad una zona a prato cerchiamo di muoverci in silenzio.
Niente: non siamo fortunati, ma troviamo tante tracce. Qui nei momenti migliori c’è molto da vedere!
Ci accontentiamo di goderci la quiete ed i fiori selvatici che punteggiano il prato.
Arriva l’ora di rientrare, abbiamo fatto proprio una bella passeggiata. E’ tempo di documentarsi un po’ di più su questa zona, che riserva sorprese molto piacevoli!
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