Kaunas – una gran bella sorpresa
Nel mio viaggio estivo nelle Repubbliche Baltiche ho scelto Kaunas per un motivo molto semplice: è l’unica città che posso raggiungere con volo diretto da Pisa.
Nel progetto iniziale non dovevo nemmeno visitarla: avevo pensato di andare direttamente a Vilnius e via, senza dare nemmeno un’occhiata.
Meno male che ci ho ripensato: pochi giorni prima della partenza ho stravolto tutto l’itinerario per includerla e ne sono felice perchè ho potuto visitare una bella città.
Sul web in italiano non si trova poi molto su Kaunas (Ho messo da parte qualche link, li trovate a fine post) e il poco che si trova è rimasto un po’ indietro.
Devo ammettere però che questo effetto sorpresa mi è piaciuto tantissimo perchè Kaunas è una città vivibile e carina, con zone pedonali spaziose e tanto verde.
Ed è anche una città in cui si può leggere il passato, come in una roccia stratificata.
Si vede bene che è proiettata verso il futuro, che ha progetti e che ci tiene, ma al tempo stesso basta fare proprio quattro passi di lato per scoprire cos’era prima e cos’è stata.
Mi spiego meglio: passeggiando per Laisves Aleja – la via del corso, come diremmo noi – mi sono innamorata di questa città ordinata, pulita e curata in ogni minimo dettaglio. Poi sono entrata in una delle vie laterali : ehm.
C’è ancora tantissimo da fare ma sono sicura che ci riusciranno, e trasformeranno questo dolore e questa eredità scomoda in qualcosa di bello e particolare, ne sono certa.
INDICE
Un po’ di storia (allerta pippone)
Come mai vi parlo di dolore e di eredità storica? Perchè la storia più recente di Kaunas e della Lituania è più che altro una storia di occupazione e resistenza.
Kaunas è la seconda città della Lituania per grandezza ed è stata capitale per qualche anno durante l’invasione polacca dal 1920 al 1940.
Nella seconda guerra mondiale venne invasa prima dall’esercito sovietico nel 1940 e poi dai tedeschi, fino al 1944. Con la fine della guerra entrò a far parte della ex URSS – un’occupazione destinata a finire solo nel 1990.
Una cosa che mi ha sempre colpita tantissimo è che pero noi che siamo cresciuti a ovest della cortina di ferro l’URSS era un grande spazio verde sulle cartine e basta.
A scuola l’unica cosa da memorizzare era che la capitale era Mosca: stop. Neanche una parola sulle decine di paesi e capitali, confini, storia, laghi, castelli. Niente.
“Loro” si erano chiusi e “noi” abbiamo provato a cancellare tutto, che cosa ingiusta.
Forse è proprio per questo che mi sono appassionata alla storia del secolo appena passato, per cercare di tappare tutti i buchi e per capire un po’ di più.
La storia di questi decenni è un po’ il filo conduttore del mio viaggio, fra momenti oscuri, resistenza e rinascita.
Finita questa premessa – scusate il pippone – ecco qualche informazione pratica.
Cose da vedere e informazioni pratiche
Dall’aeroporto si arriva in città in mezz’ora, io ho preso l’autobus n.29: il biglietto si fa direttamente a bordo e costa 1 euro.
Sono scesa alla fermata Laisves Aleja (Viale Libertà), nella parte nuova: un bel viale alberato interamente pedonale che vi servirà come punto di riferimento.
Dalla fermata del bus se si svolta a sinistra si va nella parte nuova della città, fino alla chiesa russa di San Michele Arcangelo, svoltando a destra invece si va verso la città vecchia, il municipio ed il castello. Semplicissimo, non sono riuscita a perdermi neanche per 5 minuti.
La città nuova
Il principale punto di riferimento è senz’altro la chiesa di San Michele Arcangelo, che si staglia in lontananza fra le foglie dei tigli di Laisves Aleja.
Ai lati del viale si trovano bar, ristoranti, negozi in bei palazzi liberty e un grande parco con fontane, proprio di fronte al teatro.
Fermatevi un momento e guardate meglio, il parco è un memoriale in ricordo di uno dei simboli della resistenza lituana, un ragazzo che si chiamava Romas Kalanta. (Vi ho messo il link se volete approfondire – niente pippone stavolta)
Lungo il viale vi segnalo una chicca: in un locale poco appariscente sfornano a ciclo continuo dei deliziosi bomboloni che si chiamano spurgos (Gli antenati dei donuts). Il locale si chiama Spurginè ed è sempre pieno di gente, a tutte le ore.
Gli spurgos sono una merenda fantastica e molto economica, l’unico piccolo problema è che il menù è in lituano ed è scritto a mano e che Google Lens non riesce a tradurlo, quindi il ripieno è a sorpresa. Ma è anche questo il bello, no?
Kiemo Galerja (Yard Gallery)
A poche centinaia di metri dal viale vi segnalo anche la Kiemo Galerja (Yard Gallery su maps): un’affascinante esperimento sociale.
Questo cortile interno fra le case dell’ex ghetto ebraico in passato aveva un’identità precisa: era uno spazio condiviso da più famiglie, un punto d’incontro e un giardino comune.
Con la deportazione dei suoi abitanti, la successiva occupazione sovietica e infine l’indipendenza le cose hanno continuato a cambiare, a peggiorare. Da giardino comune era diventato un parcheggio invaso dalla spazzatura.
Ed è qui che entra in gioco l’arte.
Nel 2014 Vytenis Jakas ebbe l’idea di restituire questo spazio agli abitanti del cortile, e di riallacciare tutti i fili spezzati dalla storia. Si inizia con una galleria di foto dei residenti dell’epoca, inframmezzata da murales e frammenti di specchi.
All’interno i cortili sono una vera e propria esplosione di creatività, uno spazio strappato al degrado e riportato alla sua funzione originale.
Ecco, se volete vedere gli “strati” di cui vi parlavo sopra questo posto non ve lo potete perdere.
Sosta per il pranzo al La Fin, un ristorantino con i tavoli all’aperto in pieno centro. Qui gusto uno dei piatti simbolo della Lituania, il saltibarsciai: la famosa zuppa rosa.
Dopo pranzo raggiungo la chiesa di San Michele Arcangelo e poi inizio ad avvicinarmi alla zona dove si trova il mio albergo, nella città vecchia.
La città vecchia
Ripercorro Laisves Aleja e raggiungo quindi la città vecchia, dove faccio una sosta alla chiesetta di Santa Gertrude. E’ un po’ nascosta ma ben segnalata dal cartello “Candles shrine” (Santuario delle candele).
Incuriosita vado a visitarla e non trovo candele all’interno, nonostante senta odore di cera ovunque. Giro intorno all’edificio ed ecco il santuario, sotto alla chiesa: una stanzetta illuminata dalla luce colorata di centinaia di ceri. Mi sarebbe piaciuto saperne di più: qualcuno conosce la sua storia?
Inizio ad inoltrarmi nella città vecchia di Kaunas: un piccolo centro storico colorato e curatissimo, pieno di gente che riempie i tavolini dei caffè. Che dire? Non mi aspettavo una città così piacevole!
Il “cigno bianco”
Proseguo poi nella zona pedonale della città vecchia, davvero bella e vivace, e raggiungo il vecchio municipio.
Devo dire che il colpo d’occhio è veramente d’impatto. Il municipio è un edificio bianchissimo dalle forme slanciate, proprio per questo lo chiamano “il cigno bianco”. Direi che è un soprannome veramente azzeccato.
Il “cigno bianco” sorge al centro di una grande piazza contornata da bei palazzi. A Natale qui fanno i mercatini, chissà che bel colpo d’occhio.
Passeggiando in piazza non posso fare a meno di notare il petali di fiori a terra: il cigno bianco è amatissimo per celebrare matrimoni, e nei giorni successivi incontrerò un sacco di coppie di sposi: è tutta una festa!
Il mio albergo si trova subito dietro la piazza, passerò la notte al Villa Kaunensis , in un edificio storico pieno di atmosfera. Se vi trovate in zona entrate a dare un’occhiata ai giardini interni del seminario : una piccola chicca romantica.
Faccio check in, lascio lo zaino in camera – finalmente – e riparto per dare un’occhiata al castello.
Il castello di Kaunas
Ecco, questo sulla guida Lonely Planet, era indicato come “rovine”.
Sono andata a dare un’occhiata solo perchè era a pochi passi: meno male perchè merita davvero, altro che rovine!
Nella parte ricostruita c’è un museo, ci sono gradinate per gli spettacoli all’aperto e un paio di locali molto carini per bere qualcosa e gustarsi il paesaggio. Tutto attorno infatti sorge un parco curatissimo, con campi sportivi e sentieri.
A poca distanza si può vedere anche la confluenza dei due fiumi più grandi della Lituania, il Nemunas ed il Neris : uno spettacolo imponente in un bel parco.
Per la cena scelgo un locale che offre cucina tipica lituana: Bernelių Užeiga .
Qui imparo una grande lezione: in Lituania si ordina un piatto per volta, perchè le porzioni sono abbondanti e il cibo è ricchissimo.
Ho provato i famosi Zeppelin ( Cepelinai) ed un piatto di frittelle di patate (Blynai) ed era troppo – pure per me che mangio parecchio.
Ho imparato la lezione!
Insomma: Kaunas mi è proprio piaciuta e c’è molto altro da vedere ancora. Se avessi avuto un’altra mezza giornata avrei voluto vedere anche il Museo dei diavoli e sarei andata a vedere la città dall’alto della collina di Aleksotas.
Sarà per la prossima volta!
Link Utili
Il blog della bravissima Silvana Sensi, Sensi del Viaggio
Il blog di Kami
Cosa vedere a Kaunas – Ryanair
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