Il Nowruz a Khiva – nel deserto del Kyzylkum
Il Nowruz è stato il motivo del mio viaggio ed ho scelto Khiva perchè avevo l’impressione che lì la festa potesse essere proprio come la immaginavo.
Se Samarcanda è un nome che conosco da sempre non posso dire altrettanto di Khiva.
Ha iniziato a sentir parlare di questa città sui gruppi di viaggio di Facebook e appena ho capito di cosa si trattava l’ho inserita a forza nel mio itinerario. Eppure è lontanissima da tutto, persa in mezzo ad un deserto di sabbia e sterpaglie, a ore di viaggio.
Visto che il viaggio per raggiungerla è così lungo perchè non provare un modo nuovo di viaggiare?
Non avevo mai viaggiato in un treno notturno, e devo dire che l’esperienza è stata molto superiore alle aspettative. Ho dormito come una bimba, cullata dal movimento e dal rumore monotono del treno.
E mi sono risvegliata con la vista del deserto inondato di sole.
Ecco, questa è una delle cose che non potrò dimenticare mai: come mi sono sentita a veder scorrere il deserto fuori dalla mia “camera”.
Questa avventura del treno notturno è stata una delle parti del viaggio che mi ha fatto venire più dubbi: a partire dall’orario ingrato di partenza del treno fino al pernottamento stesso.
Forse sono un po’ troppo prudente (=fifona) ma avevo davvero timore di come avrei potuto affrontare tutti i vari piccoli problemi organizzativi, così ho chiesto aiuto ai viaggiatori dei gruppi.
E devo dire che ho ricevuto informazioni precise e puntuali, che adesso provo a riportare.
INDICE
COME SI PRENOTANO I TRENI
Il modo più economico è quello di prenotare direttamente dal sito Uzbekistan Railways – ma scaricate anche la app sul cellulare.
Per acquistare i biglietti bisogna prima registrarsi – e per poterlo fare se non si ha un numero di telefono Uzbeko bisogna usare la mail (che poi vi servirà quando riceverete copia del biglietto)
Il sito è anche in inglese, quindi non ci sono problemi particolari per l’utilizzo. Nell’immagine ho messo le tre scelte possibili che vi troverete a dover fare:
Sleeper – è il posto più economico, le cuccette sono tante in un unico ambiente.
Coupe – è la cuccetta in scompartimento da 4 letti (Due letti a castello). Al momento della prenotazione è possibile scegliere se si desidera il letto superiore o inferiore. Io ho preferito quello inferiore, ed ho fatto benissimo visto che per salire su quello sopra bisogna arrampicarsi come gatti.
CV è la cabina a due letti, quella più comoda e riservata.
Si può pagare con le carte europee, sia VISA che MasterCard.
SUL TRENO
Non ho fatto in tempo ad acquistare i posti SV ed ho ripiegato su Coupe: mi sono ritrovata in uno scompartimento con tre donne, due turiste spagnole ed una ragazza uzbeka.
Penso quindi che il sistema di prenotazione favorisca l’assegnazione dei posti in modo da rendere omogenei gli scompartimenti.
Sul letto si trova un pacchettino con le lenzuola ed un asciugamano, sul tavolo dello scompartimento c’è lo zucchero e le bustine di tè. Nel vagone c’è un distributore d’acqua calda – se vi portate una tazza potete prepararvi qualcosa di caldo.
Ci sono due bagni per ogni vagone e sono puliti e in ordine.
I posti sui treni notturni sono in vendita a partire da 60 giorni prima della partenza ( che scendono a 45 nel caso dei treni veloci) e non ci sono tutti i giorni, quindi richiedono un minimo di elasticità.
E’ particolarmente importante prenotare per tempo in caso di alta stagione, perchè i posti finiscono molto in fretta.
In caso di bisogno comunque si può provare ad acquistarli dalle agenzie turistiche.
Io ho viaggiato sulla tratta da Samarcanda a Khiva (treno notturno) e da Bukhara a Samarcanda (treno veloce) ed ho trovato treni puntualissimi, moderni e molto puliti.
LA STAZIONE DI SAMARCANDA
Alla stazione di Samarcanda avevo il treno all’una di notte ed ho scelto una soluzione antistress: ho prenotato una camera all’Old Station Hotel per fare una doccia e riposare un po’ prima di partire, e poi ho raggiunto a piedi la stazione, che si trova ad una cinquantina di metri.
All’interno della stazione ho trovato molti negozietti aperti – arrivano treni per tutta la notte – e molti viaggiatori assonnati.
Non serve fare il check-in e non c’è da preoccuparsi per i treni: arrivano uno per volta e vengono annunciati con l’anticipo sufficiente per raggiungere il binario. (Anche in inglese)
E’ tutto sorprendentemente facile – e ve lo scrivo perchè è esattamente la cosa che avevo bisogno di sapere per decidere. (Se vuoi leggere qualcosa di più su Samarcanda trovi qui il post che le ho dedicato )
Dopo più di 10 ore di treno e dopo paesaggi estremi visti dal finestrino finalmente raggiungo Khiva.
La stazione è subito fuori dalle mura della città: c’è un largo viale turistico che porta dritti alle mura.
Seguendo le indicazioni di Google entro nella Itchan Kala – la cittadella – e raggiungo il mio albergo sotto un sole cocente.
Una nota: ci sono i tornelli per entrare nella città vecchia, ma non c’è un biglietto d’ingresso.
Ci sono più di trenta gradi e la città vecchia sembra fatta della stessa sabbia del deserto che la circonda.
In effetti a guardare bene gli intonaci sono proprio fatti di paglia e fango, stesi in uno spesso strato sopra alle murature di mattoni.
Il mio albergo è perso in un dedalo di vicoletti di cui mi innamoro immediatamente: cortili con piante fiorite, portici e terrazze sostenuti dalle caratteristiche colonne in legno intagliate, gatti affettuosissimi che si stendono per farsi coccolare.
Per arrivare ho attraversato strade e cortili tranquilli, con piccoli negozi di alimentari e bambini in strada che giocavano con gli aquiloni o a pallone.
Sembra un villaggio, c’è una bella atmosfera di festa. Domani sarà Nowruz, il Capodanno Persiano, e sembra tutto molto tranquillo e rilassato.
Mi fermo in albergo – l’Ulli Oy boutique hotel – giusto il tempo per una doccia e poi parto in esplorazione.
Non devo camminare molto, subito fuori dall’albergo inizia la parte turistica vera e propria e da lì in poi è tutto un susseguirsi di palazzi, minareti, piazze e bancarelle.
KHIVA – IL BIGLIETTO UNICO PER LE ATTRAZIONI
Khiva si visita con un unico biglietto turistico, quindi raggiungo la biglietteria di Ota Darvoza e faccio il giornaliero (Nel senso che dura per 24 ore – trovate tutte le informazioni sul biglietto) . Il costo è di 250.000 sum e si può pagare con carte.
Con il biglietto giornaliero si può entrare praticamente ovunque – anche se devo ammettere che non ho trovato i musei particolarmente interessanti. Restano escluse, con biglietto a parte, le mura ( 40.000 sum), la torre del Kuhna Ark ed il minareto Islam Khoja (100.000 sum l’uno)
Khiva quindi è in pratica un enorme museo a cielo aperto ed ha un fascino davvero speciale che diventa sempre più evidente via via che il sole cala e ci si avvicina alla sera.
COSA VEDERE A KHIVA
Si farebbe prima a rispondere: tutto!
ITCHAN KALA: LA CITTA’ ALL’INTERNO DELLE MURA
La Itchan Kala – la parte all’interno delle antiche mura – è tutta Patrimonio Unesco, primo sito in Uzbekistan, dal 1991.
Tutti gli edifici che possiamo vedere sono stati edificati a partire dal diciassettesimo secolo e sono oggetto di restauro praticamente continuo.
La città però è molto più antica, secondo la leggenda è stata fondata da Sem, uno dei figli di Noè.
Le prime notizie certe risalgono all’ottavo secolo, e Khiva era già una fortezza lungo la via delle carovane.
Nei secoli successivi si è sviluppata fino a diventare la capitale del Khanato di Khiva.
Il suo mercato più importante era la compravendita di schiavi, attività portata avanti almeno fino alla fine del 1800.
La città antica è racchiusa da mura in ottimo stato di conservazione. Sulle mura si può salire per guardare la città dall’alto (Il biglietto è a parte)
MINARETO KALTA MINOR
E’ senz’altro il monumento più iconico di Khiva, quello che la rende immediatamente riconoscibile.
Il minareto Kalta Minor infatti è enorme, incompiuto, rivestito di piastrelle blu, verdi e turchesi.
E’ una macchia colorata in una città che ha il solito colore del deserto che la circonda.
E’ stato costruito nel diciannovesimo secolo ed avrebbe dovuto essere il minareto più alto di tutto l’impero, doveva essere visibile da lontano – quasi come un faro nel mezzo del deserto.
Nei progetti originali avrebbe dovuto raggiungere l’altezza di 80 metri ma a causa di difetti strutturali hanno dovuto bloccare i lavori a 29 metri, per evitare che crollasse su sé stesso.
Pur essendo incompiuto comunque resta bellissimo e particolare, e segna il cuore stesso di Khiva.
Accanto al minareto c’è la madrasa di Muhammad Amin Khan, la più grande di Khiva.
PALAZZO TOSH-HOVLI
Tosh-Hovli, o “palazzo di pietra”, era l’imponente residenza del sovrano.
Un palazzo di notevoli dimensioni, tutto da esplorare – parlo di esplorazione perchè non è poi così intuitivo il modo per passare da un ambiente all’altro. Prendetevi un po’ di tempo per capire come muovervi.
Ho trovato particolarmente bello il cortile interno dell’harem, con le sue ricche decorazioni in tutti i toni del blu e dell’azzurro.
Una cosa che ho trovato particolare a Khiva è che l’aspetto esterno dei palazzi è piuttosto anonimo, bisogna entrare per vedere le decorazioni magnifiche che li caratterizzano.
Tutta la Itchan Kala è un concentrato di tesori da esplorare!
MOSCHEA JUMA
Anche questa è un monumento inconfondibile, caratterizzata da una selva di colonne intagliate in legno dalla forma davvero particolare. Alcune di queste colonne risalgono addirittura al X secolo – e non è affatto facile riconoscerle.
A differenza di molte altre moschee qui non ci sono cupole o portali, c’è solo un alto soffitto interamente in legno e un’unica stanza. L’effetto delle colonne e della penombra è davvero molto suggestivo.
MADRASA E MINARETO ISLAM KHOJA
Faccio una premessa: a me piacciono le città viste dall’alto, cerco sempre torri o campanili dove poter salire.
Non soffro di vertigini e nemmeno ho problemi con le scale a chiocciola ma questo minareto è veramente di un altro livello di difficoltà.
La salita è fattibile, i gradini sono davvero alti e in alcuni punti dovevo appoggiare anche le mani, ma si può fare.
Scendere però è t-e-r-r-i-f-i-c-a-n-t-e – da fare solo se vi piacciono le emozioni forti.
Il panorama dall’alto comunque è notevole e in lontananza si riesce a vedere il deserto.
Sì, perchè è facile dimenticarsi che questa piccola città è letteralmente in mezzo al nulla.
Accanto al minareto c’è anche la Madrasa, con i suoi delicati decori azzurri e bianchi.
Davanti alla madrasa l’immancabile “vetrina” per la vendita di artigianato e souvenir: questi ricami si chiamano Suzani e sono tipici dell’Asia centrale. In molti ricami il tema ricorrente è il melograno, un simbolo di prosperità comune a molte culture.
I Suzani sono coloratissimi e fantasiosi, ho dovuto limitare gli acquisti ma avrei preso proprio di tutto!!
Qui apro una parentesi per fare una piccola critica: i musei che sono all’interno di questi magnifici palazzi spesso non sono all’altezza della meravigliosa struttura che li ospita.
Sono spesso piccoli, polverosi, in penombra. Poco interessanti, ecco.
Basterebbe poco per fare di meglio – ma sono certa che ci arriveranno.
Per il momento direi che il biglietto da 250.000 sum è una spesa che si può anche evitare.
KUHNA ARK
La fortezza dentro la fortezza.
Sì perchè il Khuna Ark è una cittadella protetta da alte mura, la residenza del Khan di Khiva.
Dall’interno della fortezza si può salire sulla torre di guardia (Biglietto a parte, 100.000 sum), ma avendo appena scalato il terrificante minareto Islam Khoja ho deciso che ne avevo abbastanza di emozioni forti ed ho deciso di restare con i piedi a terra.
All’interno del Kuhna Ark è notevole la sala del trono: è stata progettata e realizzata per restare fresca anche in estate (Accorgimenti simili si trovano un po’ in tutti i monumenti di Khiva, a causa del caldo torrido del periodo estivo).
Molto interessante anche la piazza di fronte al Kuhna Ark: ci sono alcuni forni tradizionali e ci si può fermare a mangiare il pane appena sfornato sedendosi a tavoli un po’ improvvisati.
La preparazione e la cottura del pane sono davvero particolari: i forni rotondi vengono portati a temperatura – ho visto che usano rametti secchi di pianta del cotone come combustibile – poi le pareti dei forni vengono bagnate con cura.
A quel punto possono attaccarci queste focacce rotonde, che in pochi minuti sono cotte e fragranti.
Il pane cuoce così, sfidando la gravità, attaccato alle pareti verticali. Metterlo a cuocere sembra facile come attaccare un cerotto – ma immagino che serva un bel po’ di pratica per riuscirci.
La lavorazione stessa è bella da osservare: le pagnotte vengono stese formando una sfoglia abbastanza sottile e poi vengono “punzecchiate” con i chekich, i tipici timbri del pane Uzbeko.
Se volete provare a fare il pane uzbeko vi consiglio di fare una masterclass – qui a Khiva si possono fare presso la Tea house Mirza Boshi. Ho prenotato tutto da Booking ma naturalmente si può anche prenotare sul posto. E’ divertente e si conclude con una ricca merenda con pane appena cotto e marmellata casalinga.
MAUSOLEO DI PAHLAVON MAHMUD
Questo è particolarmente facile da trovare, è sotto la scenografica cupola verde che si trova proprio nel cuore della città.
Pahlavon Mahmud era un poeta e filosofo del tredicesimo secolo, santo protettore della città di Khiva. Il mausoleo è molto più recente e risale al diciannovesimo secolo.
Gli interni sono uno spettacolo in blu e azzurro, una bellezza mozzafiato.
NOWRUZ A KHIVA
Il 21 di marzo si celebra in Uzbekistan – e in tutta l’Asia Centrale – il Capodanno Persiano.
E’ una festa di origini antichissime, ha oltre 3.000 anni di storia, ed è molto sentita.
In realtà la festa inizia già dai giorni prima, ho trovato balli e canti anche a Samarcanda il 19 marzo, ma ho voluto festeggiarla a Khiva perchè ho pensato che in una comunità più piccola avrei trovato un ambiente più raccolto ed intimo.
Una cosa che davvero non può mancare è il Sumalak, una specie di budino dolce che rappresenta la fertilità e la prosperità del nuovo anno che inizia.
La cosa più bella però è la preparazione del Sumalak, che è un rituale che coinvolge famiglie intere e dura per giorni. In particolare la notte precedente al capodanno è la notte dei racconti e dei canti – ed è stato bellissimo girare per l’Itchan Kala e trovare le famiglie raccolte attorno ai pentoloni fumanti.
Il sumalak si prepara con il grano germogliato, in una piazzetta avevano allestito una piccola dimostrazione.
Il grano prima viene pestato e ridotto in pasta e poi viene buttato nel pentolone con l’acqua e mescolato per ore ed ore, fino a che non raggiunge una consistenza densa e cremosa.
In seguito viene servito con pane e pezzetti di pasta fritta, e se si esprime un desiderio dopo averlo assaggiato per la prima volta quel desiderio si avvererà. (Vi terrò aggiornati)
Il sapore? Beh, a me ha ricordato quello del grano giovane, quello che mangiavo da bambina, quando andavo a raccogliere le spighe ancora verdi. E’ dolce e cremoso, piacevole.
Per quanto riguarda i festeggiamenti a Khiva ho trovato molta musica, balli tradizionali e qualche saltimbanco.
E molti matrimoni – perchè a quanto pare è un giorno particolarmente fortunato per sposarsi.
DUE O TRE CONSIGLI ED IDEE
– se volete un buon pranzo e un panorama spettacolare vi consiglio senz’altro La Terrassa. E’ super turistico, vero, però è anche bello e semplice – ed ho mangiato davvero bene.
– scegliete un albergo all’interno delle mura, la notte la città è fatata, una meraviglia. Alcune zone potrebbero essere un po’ buie – ma basta la torcia del cellulare.
– la Itchan Kala non è molto abitata, più che altro ci sono musei e strutture turistiche, ma se gironzolate nei pressi delle mura potete imbattervi in scene di vita quotidiana che rendono Khiva più vera e più bella
Qui trovi il mio itinerario per questo viaggio in Uzbekistan.
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