Trieste e la Risiera di San Sabba
Trieste è italiana, certo, ma è unica nel suo genere.
Passeggiando per le sue vie e le piazze non si può proprio fare a meno di pensare all’Austria, a Vienna. Ecco, pensate a Vienna, affacciata sul mare: un mix irresistibile.
Nella mia classifica personale la piazza dell’Unità d’Italia, affacciata direttamente sul mare, è una delle piazze più belle.
Trieste è la meta centrale del nostro weekend in Friuli Venezia Giulia, decidiamo di iniziare al visita dalla Risiera di San Sabba.
LA RISIERA DI SAN SABBA
Ho visitato questo posto per la prima volta durante una gita scolastica, ed ho un ricordo spaventoso della visita. La nostra guida non ci ha risparmiato niente – d’altra parte non eravamo più bambini – e sono uscita piangendo.
Dopo questa esperienza così forte sono stata molto indecisa se accompagnare i ragazzi a visitarla, e solo dopo molte rassicurazioni da altri che c’erano stati dopo di noi mi sono convinta che era una cosa da fare.
La Risiera nasce come stabilimento per la lavorazione del riso, ma venne requisita dai nazisti nel 1943 e divenne un campo di reclusione per prigionieri politici. E non solo.
Anche se in genere la definizione di “campo di sterminio” viene data a strutture di altro genere anche alla risiera sono state giustiziate e bruciate migliaia di persone.
Chi entrava lì ne usciva solo per proseguire verso i campi di sterminio, come Auschwitz o Mauthausen, o come cenere.
Nella foto si vede ancora la sagoma del forno crematorio e del passaggio che arriva fino alla ciminiera. Queste strutture vennero fatte saltare in aria nella notte fra il 29 ed il 30 aprile 1945, per cercare di cancellare le tracce di quello che avevano fatto.
Di questo posto stupisce la vicinanza alla città.
Tutti sapevano che con la musica forte o con l’abbaiare dei cani si cercava di coprire le urla delle esecuzioni.
IL PERCORSO MUSEALE
Il percorso museale prevede la visita delle stanze a piano terra che erano destinate alla tortura e alla detenzione dei prigionieri politici. Nella cella della morte i condannati restavano solo poche ore prima dell’esecuzione.
Nelle celle di detenzione – bugigattoli minuscoli in cui stipavano sei persone per volta – la detenzione durava giorni, o settimane.L’edificio più alto, quello che si affacciava sul forno crematorio, era destinato agli ebrei che transitavano qui per poi venir smistati verso i campi di sterminio della Germania e della Polonia.
Nelle varie sale a piano terra mostre audiovisive spiegano nel dettaglio la storia di questo posto.
In una delle sale c’era anche una mostra dedicata al Trasporto n. 81 e a Teresio Olivelli, morto durante la deportazione e dichiarato beato nel 2017.
Di tutta questa mostra la cosa che ricordo con maggiore chiarezza è la lista dei nomi dei deportati: ne partirono 432. Tornarono forse in venti. I nomi dei sopravvissuti scritti in arancione, e in nero quelli che non ce l’avevano fatta.
Un consiglio per la visita del museo: l’ingresso è gratuito, ma le audioguide a disposizione (a pagamento) non sono moltissime. Nei momenti di forte affluenza consiglierei di evitare il noleggio e di iniziare la visita dalla sala multimediale, in modo da farsi un’idea dettagliata del resto del percorso.
Usciamo dalla Risiera pensierosi e taciturni, e ci dirigiamo a Trieste per il pranzo.
Prima di visitare luoghi come questo io consiglierei a tutti la visione del documentario di Alberto Angela: “Viaggio senza ritorno”.
La giornata è splendida e la città ci accoglie con il suo abbraccio azzurro e bianchissimo che ci rasserena.
TRIESTE
Troviamo parcheggio nei pressi del Canal Grande triestino, e iniziamo la nostra passeggiata proprio da lì, ammirando i palazzi che vi si affacciano. Il Borgo Teresiano sembra una mostra di stili architettonici, mai visto niente del genere prima.
Dal Canal Grande si raggiunge la Piazza dell’Unità d’Italia, il cuore di Trieste, con una passeggiata di pochi minuti.
Trieste è il risultato di un mix di diverse culture, e questa mescolanza la rende sorprendente.
E ancora più soprendente è la Piazza dell’Unità d’Italia: a me ricorda molto Vienna, ma questa Vienna è affacciata sul mare!
Arrivare in questa piazza in una giornata di sole è emozionante: da un lato il mare azzurro e scintillante, dall’altro i palazzi bianchissimi di pietra carsica. In piazza troviamo anche una mostra di auto d’epoca che enfatizza l’aspetto di altri tempi.
Su questa piazza si affaccia uno dei caffè più belli della città, il Caffè degli Specchi uno splendido locale ottocentesco in cui scopriamo che qui la scelta dell’espresso è una cosa seria! L’Ente del Turismo di Trieste ha una pagina intitolata proprio “Come ordinare un caffè a Trieste”.
CONSIGLIO – il sito “Discover Trieste” è fatto benissimo, propone itinerari tematici originali e molto dettagliati.
I gestori del Caffè degli Specchi sono anche maestri cioccolatieri, e i ragazzi si gustano una tazza di ottimo latte e cacao freddo, offerto dalla casa.
Dopo il pranzo/merenda ed il caffè ci concediamo una passeggiata in un posto veramente scenografico: il Molo Audace.
Il nome del molo si deve al nome della prima nave della Marina Militare Italiana ad attraccare a Trieste, alla fine della prima guerra mondiale: il cacciatorpediniere Audace.
Nasce come molo di attracco per le navi passeggeri, ma con il progressivo spostamento del porto è diventato un prolungamento del “salotto buono”, da cui si possono scattare foto splendide della piazza.
Subito fuori dal salotto buono ecco le vie del ghetto ebraico, inconfondibili. Qui vedo le pietre d’inciampo che ho già trovato in altre città europee.
Questa opera nasce in Germania nel 1995 ed ha coinvolto centinaia di città in tutta Europa.
Le pietre posate ad oggi sono oltre 50.000: decine di migliaia di lapidi in ottone, per ricordare le vittime delle deportazioni della Seconda Guerra Mondiale. Se volete saperne di più vi consiglio questo articolo di National Geographic .
A Trieste sarebbe molto altro da vedere ma oggi abbiamo in programma di fare un altro tentativo di entrare al Castello di Miramare. Torneremo senz’altro!
Qui trovate l’itinerario della nostra visita in Friuli Venezia Giulia, una bella idea per un ponte primaverile.
“La mia anima è a Trieste” – James Joyce
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