Due giorni a Copenhagen a primavera
Sarà stata la primavera o sarà stato il sole ma ho trovato Copenhagen bellissima, molto superiore alle mie aspettative.
La primavera dona un po’ a tutte le città ma i ciliegi fioriti di Langelinie park sono un sogno che si avvera, un hanami tranquillo, privato, una nuvola di fiori che filtra il sole e una pioggia soffice di petali che sembra non finire mai. Si nota che mi è piaciuto?
Qualche informazione utile sul viaggio:
INDICE
Giorno 1 – La Copenhagen delle cartoline
La metropolitana è dentro all’aeroporto e con la M2 si arriva direttamente a Kongens Nytorv, a due passi dal canale. Costo 30 corone, tempo circa 25 minuti. (Agg. Aprile 2024)
Nyhavn
Nyhavn è un porto del diciassettesimo secolo, un ritrovo naturale di marinai e scrittori. Anche H.C. Andersen ha vissuto in questa zona, chissà se si è ispirato a queste casette per le sue fiabe?
Amalienborg Slot è la residenza della famiglia reale.
Kastellet
Meraviglioso, una fioritura bella come un sogno. Una pioggia lieve di petali rosa, un cielo di fiori
Nella versione originale la Sirenetta sceglie di avere le gambe per poter star vicina al suo amore, ma ogni passo è una stilettata di dolore, è come camminare sui coltelli. Non so, guardandole i piedi ho avuto questa impressione, chissà se è una cosa voluta?
Dalla Sirenetta in pochi passi sono entrata nella cittadella (In danese Kastellet), all’ interno ho trovato edifici militari e parchi pieni di fiori selvatici, ho raggiunto il mulino a vento antico e mi sono fermata un po’ al sole.
Questa fortezza vista dall’alto ha la forma di una stella e si riesce ad indovinarla un po’ salendo sui bastioni.
E’ un posto meravigliosamente tranquillo, pieno di prati e di fiori e nei corsi d’acqua si possono vedere i cigni selvatici che nidificano. Tutta questa natura è praticamente a pochi passi dalla città, è una cosa che non finirà mai di stupirmi.
Il quartiere latino
Mi concedo una fetta di torta al caramello salato – HC Hat – e caffè della casa.Una cosa che mi ha colpita è che per scelta le bevande sono tradizionali – quindi caffè, tè e cioccolata.
Qui non troverete mai cappuccini o caffè espresso.
Le bevande poi sono servite in bricchi, proprio per ricordare un’epoca in cui c’era abbastanza tempo per godersi più di una tazza di caffè. Che posso dire? A me questa cosa è piaciuta tanto che il giorno dopo sono tornata per la loro favolosa Sportkage, una delle torte più buone che io abbia mai assaggiato. Una curiosità sul locale: l’ordine e il pagamento si fanno al banco dopo che ti hanno trovato un tavolo. La prima volta mi hanno dato un biglietto con il numero per presentarmi alla cassa, la seconda volta ho dovuto spiegare dove ero seduta (perché l’ordine al tavolo lo portano loro). Fate pratica di indicazioni in inglese.
Rundetarn
La biblioteca che stavo cercando è proprio di fronte al Paludan bog café (e quello su Google è indicato correttamente). Pazienza, andrò domani.
Torvehallerne
Lungo la strada per il ritorno in albergo mi trovo a passare proprio di fronte al Torvehallerne, il mercato coperto.
E che faccio, non entro?
Trovo un posto sorprendentemente bello e vario – addirittura in un banchetto hanno delle torte a più piani da cerimonia – mai viste cose del genere in un mercato. Visto che ci sono faccio una sosta da Hallernes dove gusto uno smørrebrød.
Lo smørrebrød è un piatto della tradizione danese e consiste in una fetta di pane di segale imburrata con diverse farciture. La mia scelta cade su uno smørrebrød al salmone affumicato con panna acida, maionese, capperi, cipolla, uova di trota e chips di pane di segale.Pensavo che fosse uno spuntino, lo vedevo piccolo e invece doveva avere cento milioni di calorie perché mi ha completamente saziata. Per fortuna ne ho ordinato solo uno altrimenti a malincuore non sarei riuscita a finirlo.
Oltre ad essere buono era anche bello, curatissimo, l’intera scelta in vetrina era davvero molto invitante.
Hallernes merita senz’altro una sosta.
Rientro percorrendo la via principale dello shopping, Storget, mi fermo in albergo giusto il tempo di fare il check in, lascio lo zaino in camera e riparto subito, voglio visitare Tivoli quando c’è ancora luce per vedere i meravigliosi giardini.
Tivoli – l’antico parco divertimenti di Copenhagen
Quando scende la notte si accendono mille lucine e diventa veramente magico.
Mi fermo a cena in uno dei bellissimi locali del parco, il Groften. Ambiente molto bello, sembra di essere nella serra in un giardino, la luce è soffusa e l’atmosfera è veramente hygge.
E finalmente uso questa bella parola danese che forse si potrebbe tradurre con boh? Godersi piccole cose piacevoli?
Hygge è essere felici di piccole cose, il benessere che si prova sprofondando nel divano a leggere un libro dopo una giornata faticosa, o la compagnia che fa un fuoco acceso in una sera d’inverno. Luci basse, candele accese, una sensazione di piacevole tepore, la cura messa nell’apparecchiatura, il vasetto con i fiori spontanei, la bellezza di ogni piatto servito. Molto molto piacevole, davvero. E’ una filosofia di vita che non si fatica ad apprezzare.
Dopo cena raggiungo il laghetto di fronte alla pagoda cinese giusto in tempo per lo spettacolo di fontane e laser delle ore 21,30. Carino, non eccezionale ma in alcuni momenti il fumo e i laser hanno ricreato un’aurora boreale che mi ha lasciata a bocca aperta.Dopo lo spettacolo esco dal parco e rientro in albergo: per chi se lo chiedesse la zona della stazione a quell’ora è assolutamente tranquilla, c’è un sacco di gente in giro, famiglie con bambini. Ero un po’ timorosa perchè sono abituata all’idea che il quartiere delle stazione principale delle grandi città sia malfrequentato ma questo a Copenhagen non vale – o almeno non a quell’ora.
Giorno due: la Copenhagen alternativa
Inizio la giornata con una bella colazione al Diamante Nero, la parte nuova della Biblioteca Reale che si trova a Slotsholmen, nel cuore della città.
La parte nuova, modernissima, si affaccia sull’acqua e i mille riflessi del canale la rendono di un colore mutevole, molto originale. Un semplice corridoio la divide dalla parte vecchia, che è spaziosa e luminosa e si affaccia su un bel giardino interno.
Se salite all’ultimo piano del diamante nero potete vedere anche un bel po’ di panorama su Christianshavn.
Uscita dalla biblioteca faccio una passeggiata nei dintorni, raggiungo il Marmorbroen – uno dei ponti più antichi della città, e mi trovo di fronte al Christiansburg ridebane, la scuola di equitazione. In questa zona si trovava anche Borsen, l’edificio della borsa, distrutto da un incendio il giorno pochi giorni prima della mia partenza.
Christianshavn
Questa è proprio particolare: si sale normalmente fino ad una certa altezza e poi si esce e si prosegue con una vertiginosa scala a chiocciola esterna che finisce proprio sotto la guglia. (Per questo motivo in caso di cattivo tempo la torre è chiusa)
Per chi soffre di vertigini deve essere un’esperienza terrificante, ho visto gente aggrappata al rivestimento esterno come i gechi, così terrorizzata da non riuscire neanche a tornare indietro. La vista è veramente grandiosa ma non per tutti. Il costo del biglietto d’ingresso è di 9 euro. Una volta scesa ho provato a visitare anche la chiesa ma ha orari diversi rispetto alla torre e l’ho trovata chiusa.
Christiania
Ecco, Christiania – anzi Fristaden Christiania, la città libera di Christiania – è un posto che sta cambiando profondamente.
Due parole per spiegare: Christiania è nata in seguito all’occupazione da parte di un gruppo di hippy di una struttura militare nel 1971.
Poche regole, liberalizzazione delle droghe leggere, autogestione: ha pure una sua bandiera (La vedrete sventolare ovunque, i tre puntini gialli delle tre i di Christiania in campo rosso).
Questo essere al di fuori delle leggi però ha inevitabilmente portato ad una deriva verso degrado e criminalità organizzata, tanto che la via Pusher street, era diventata un teatro di scontri di violente bande organizzate ed è ancora piena di segnali di non fotografare, per non creare problemi agli spacciatori.
Quando ho iniziato a raccogliere informazioni per costruire il mio itinerario a Copenhagen infatti ho trovato molti racconti che mi hanno fatto un po’ tentennare: era il caso di fare un giro in un posto del genere? Cosa avrei trovato?
Poche giorni prima della mia partenza però i residenti di Christiania hanno deciso di chiudere Pusher street e di demolire le basi di quella che era diventata la più grande piazza di spaccio della città. Tutto questo inserito in un grandioso progetto di “riqualificazione” (Tra virgolette perchè penso che sarà diverso da quello che noi intendiamo per riqualificazione).
Cosa sono andata a vedere quindi a Christiania? Le ruspe. No, scherzo. Ho fatto un giro in questo quartiere selvaggio e naturale, ho ammirato i murales e l’atmosfera anacronistica ed ho immaginato come sarà fra qualche anno. Le gallerie d’arte, i murales, le bancarelle di artigianato, i negozi dell’usato. Ha un suo fascino pratico e fuori dal tempo. Vedendo com’è ridotta comunque non oso pensare a come fosse solo qualche settimana fa.
Secondo me ne vedremo delle belle!
Reffen
Reffen è un mercato di street food in un’area di magazzini e cantieri. Il mercato stesso è fatto di container e baracchine e subito a fianco c’è uno stabilimento balneare con tanto di gente che fa il bagno e che prende il sole in costume , si chiama La banchina.
A Reffen ci sono banchi di street food da tutto il mondo, a me ha ricordato un po’ Camden, ma meno rustica.
Ah, scordatevi il concetto di street food = spuntino economico. Per un panino ed una birra ho pagato più di 30 euro – più di quello che ho speso al ristorante a Tivoli la sera prima.
Questo posto deve essere vivace ed allegro in estate e con il sole caldo, adesso deve ancora iniziare davvero la stagione.
Vi consiglio di dare un’occhiata – ma magari non fate come me, veniteci in autobus.
Copenhill
Sì perchè Copenhill è un inceneritore gigantesco, un punto di riferimento inconfondibile nel panorama della città.
Si può salire con un comodo ascensore con le pareti di vetro, durante la salita guardate che razza di impianti ci sono all’interno della struttura, è uno spazio smisurato.
Tornando verso la città sono passata anche dal ristorante più stellato del mondo, il Noma.
Sarà che ho una fantasia galoppante ma a me ha ricordato tantissimo il ristorante del film The Menu.
Comunque quella zona è bellissima, molto naturale, piena di cigni selvatici. E con vista sull’inceneritore.
Quartiere latino (Di nuovo)
Il Paludan infatti è una libreria storica con un caffè interno, e contavo su quello per fare una sosta ma scopro che servono solo pasti, allora vado direttamente al palazzo di fronte, la biblioteca universitaria. E’ uno spettacolo!
Il biglietto d’ingresso è di 10 euro.
E visto che sono a Copenaghen non posso non entrare in un Tiger, è una tappa obbligatoria.
Terzo giorno a Copenhagen
Segnalo in particolare Pistolstraede dove sembra di essere finiti in un villaggio. Il poco tempo a disposizione ed alcune disavventure mi hanno costretta a togliere dal mio programma alcune cose che avrei voluto visitare, ad esempio il Castello di Rosenborg con i gioielli della corona ed i suoi magnifici giardini, l’orto botanico, uno dei più importanti d’Europa, o la bellissima Ny Calrsberg Glyptotek.
Vorrà dire che mi toccherà tornare, magari in estate.
– mi sarei informata in anticipo sugli autobus e sul funzionamento dei biglietti, senza dare per scontato che si potesse pagare con carta.
– avrei portato una mantella al posto dell’ombrello, perchè quando tira vento almeno quella resta addosso.
– avrei voluto fare un pic nic al memoriale di Ivet Huidfeldt, sdraiata sul prato a guardare la nevicata di petali. So già anche cosa mi sarei portata: due o tre dolcetti di Lagkagehuset!
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