Fra acqua e arcobaleni: la cascata delle Marmore
La Cascata delle Marmore (Terni) è uno di quei posti che avevo in lista da anni, ma per un motivo o per l’altro – come accade sempre per le mete vicine – abbiamo rimandato la visita fino a pochi giorni fa.
Approfittando del fine settimana di Pasqua abbiamo programmato una piccola vacanza fra Umbria e Lazio, e abbiamo dedicato un’intera giornata a questa meraviglia. La cascata delle Marmore con i suoi 165 metri di altezza è una delle più alte d’Europa, e l’emozione di vederla da lontano nel verde, immersa in una nuvola d’acqua nebulizzata vale da sola tutto il viaggio! Per vederla così, nel pieno della sua bellezza, vi consigliamo di arrivare dopo le dieci di mattina, dopo l’orario di apertura dell’acqua.
“L’immenso spolverio d’acqua tramutavasi in una stupenda e scintillante cascata” M.A. Brunacci Brunamonti (1841 – 1903)
La cascata è visitabile sia partendo dall’alto che dal basso, noi scegliamo di partire dal basso e di risalire a piedi la montagna. Tra sentieri e belvederi la passeggiata richiede un certo tempo ed un’attrezzatura adeguata. Ad esempio è caldamente consigliata una mantella impermeabile e scarpe comode da montagna. Non tutti i sentieri sono adatti a disabili e a passeggini, il Belvedere inferiore comunque è spettacolare e completamente accessibile.
Notiamo degli uomini con i kayak in spalla, ci fermiamo giusto il tempo di vederli scendere in acqua ad affrontare le rapide: deve essere divertentissimo! In certi punti immagino che si sentano un po’ come i panni nel cestello della lavatrice durante la centrifuga!
Iniziamo l’ascesa, godendoci il fragore dei salti inferiori: qui l’acqua è davvero ovunque, la vegetazione è verdissima rigogliosa e crea uno scenario fiabesco.
La salita inizia a diventare impegnativa, ma le soste panoramiche sono frequenti e rendono l’ascesa piacevole. L’erosione continua crea strane sculture di radici abbarbicate sulla roccia di alberi contorti e ripiegati, possiamo ammirarli ovunque durante la passeggiata.
In breve tempo si raggiunge la Specola, e con un altro piccolo sforzo anche il belvedere superiore, dove si trova l’altra biglietteria. Nel frattempo ci rendiamo conto che il flusso dell’acqua sta calando: stanno chiudendo i rubinetti!!
Ci fermiamo ad un piccolo bar subito fuori dall’ingresso per la pausa pranzo, e finiamo giusto in tempo per seguire il consiglio della cameriera gentilissima che si è occupata di noi : scendiamo e andiamo dritti al belvedere della Specola, per vedere la riapertura dell’acqua, alle 15 in punto.
Oltre all’altezza infatti questa cascata ha delle caratteristiche che la rendono ancora più spettacolare: è una cascata a flusso controllato ed è creata dall’uomo in tempi antichi.
Cosa significa “a flusso controllato“? Vuol dire che la cascata non ha sempre la stessa portata d’acqua, perché in certi orari il flusso dell’acqua viene deviato per produrre energia elettrica. Questo genera uno spettacolo davvero imperdibile: la cascata che si apre e si chiude come se fosse un rubinetto! Gli orari di apertura e chiusura sono consultabili dal sito, noi vi consigliamo di guardare l’apertura pomeridiana (Alle 15:00) dal Belvedere Specola Pio VI, posto proprio di fronte al salto principale. L’arrivo dell’acqua è segnalato dalle sirene della centrale idroelettrica e vedere una piccola cascata che si trasforma in uno spettacolo di schiume e arcobaleni è un’emozione incredibile!
Questo è uno spettacolo che porterò nel cuore.
Tra le altre esperienze emozionanti segnalo anche il Balcone degli innamorati, per sperimentare cosa si prova a stare sotto ad una cascata così grande: bagno assicurato! Vi si accede attraverso un breve tunnel scavato nella montagna, e alla fine del passaggio c’è una piccola terrazza direttamente affacciata sul salto superiore.
Uscire sul balcone è come finire nel bel mezzo di un violento temporale: fiumi d’acqua in testa e ruscelli ai piedi, ne usciamo bagnati da strizzare ma entusiasmati, e ridiamo come sciocchi per la scena che abbiamo offerto agli altri visitatori. Tre pazzi che si lanciano nel nubifragio, mentre Paolo, saggiamente, si tiene al coperto.
Ora vi racconto un po’ di storia in due parole, perché anche quella non è affatto comune.
Il fiume Velino, che forma la cascata, in tempi antichi si perdeva in una palude sull’altopiano di Rieti.
Viste le caratteristiche del suolo i Romani nel 271 a.c. trovarono un modo per bonificare l’area. Scavarono un canale per far confluire le acque del Velino nella valle scavata dal fiume Nera e crearono così la Cascata delle Marmore.
Con la caduta dell’Impero Romano – e con la conseguente interruzione dei servizi di manutenzione dei canali artificiali – la cascata piano piano diminuì la sua portata fin quasi ad azzerarsi. L’altopiano tornò paludoso ed insalubre.
I successivi lavori furono fatti solo secoli più tardi, nel 1422, su richiesta di Papa Gregorio XII. Nei secoli successivi furono necessarie opere aggiuntive per garantire un flusso corretto dei due fiumi – il Velino ed il Nera – senza causare allagamenti nelle campagne sottostanti. Fu solo nel 1787 che riuscirono a risolvere la maggior parte dei problemi idraulici, creando i balzi e regalando alla cascata l’aspetto attuale.
Nel diciannovesimo secolo le cascate iniziarono ad essere usate produrre energia. Inizialmente per muovere le macchine delle Acciaierie di Terni e poi successivamente, nel ventesimo secolo, per produrre energia idroelettrica. In sintesi oltre ad essere bella la Cascata delle Marmore è un concentrato di storia e di ingegneria, che la rendo unica al mondo.
Qui trovate in nostro itinerario alla scoperta di Umbria e Lazio, in una zona tanto bella quanto poco conosciuta.
Per informazioni vi invito a consultare il sito ufficiale.
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